Norberto Bobbio scriveva che la sinistra deve camminare sulle gambe dell’uguaglianza e della libertà, trovando in qualche
modo la possibilità di conciliarle. Da questo pensiero è partita Elisabetta Amalfitano nella realizzazione di Le gambe della sinistra, raccolta di interviste a grandi intellettuali, finalizzate a dare nuova gloria al marxismo umanista, che si basa, sul modello di Gramsci e Mondolfo, sull’uomo e non sulle strutture. Così facendo si permetterà alla sinistra italiana di “camminare con passo fermo e deciso e seminare i propri avversari”, come dichiara la stessa filosofa.
Alla presentazione del libro al Salone Internazionale di Torino erano presenti, insieme all’autrice, Ilaria Bonaccorsi Gardini, candidata alle prossime elezioni europee, Ernesto Longobardi e l’antropologa Amalia Signorelli. Quest’ultima si è soffermata sul significato del termine uguaglianza: partendo dall’opinione di Maurizio Faggioli, secondo
cui tutti gli uomini sono uguali poiché nascono attraverso le stesse dinamiche di parto. Ma la sinistra deve anche saper accettare le differenze e le diversità, prima fra tutte quella fra uomo e donna, seppur eliminando le disuguaglianze ritenute insopportabili.
Quella di genere è una diversità fondamentale per il pensiero progressista contemporaneo: è necessaria, infatti, una nuova antropologia che lanci un’immagine della donna differente sia da quella di oggetto sia di creatura inferiore, concezioni che caratterizzano le principali ideologie contemporanee di destra. All’interno della stessa classe operaia, esaltata dal comunismo durante il secolo scorso, ogni lavoratore era ritenuto schiavo del padrone borghese, ma aveva a sua volta, appena tornato a casa, una schiava, cioè la moglie che gli preparava la cena e di cui lui poteva disporre a sua piacimento, anche picchiandola per “preservare la propria integrità mentale”.
Finché esisteranno queste differenze, l’ideale dell’uguaglianza, per cui la sinistra si differenzia dalle altre concezioni politiche, non potrà mai essere neppure agognato. Si rende, di conseguenza, necessaria una vera e propria rifondazione femminista del progressismo, che gli permetterà di realizzarsi pienamente e di tentare di cambiare il mondo.
Andrea Gabban
Liceo Classico Statale “L. Ariosto”, Ferrara
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