“Ce lo possiamo fare un autoscatto?”
Nella serata di venerdì 9 maggio, alla Libreria Borgo San Paolo di Torino, è così che Francesco Abate ha salutato le blogger del Salone Off, inviate ad assistere alla presentazione del suo ultimo romanzo, “Un posto anche per me”.
Un uomo semplice, frizzante e spiritoso: senza indugi o paure, Abate ha introdotto il libro, toccante e introspettivo, iniziando con un preciso resoconto della propria vita, mettendosi a nudo senza censure.
Ha parlato della propria malattia con lo sguardo velato dal ricordo e una scioltezza invidiabile: le difficoltà e le delusioni che hanno segnato la vita dell’autore sono state riferite da Abate stesso senza remore o titubanze, permettendo agli ascoltatori di ricomporre il puzzle della sua vita e, soprattutto, di comprendere appieno chi e che cosa lo ha reso l’uomo divertente, umoristico e disinvolto che è oggi. L’autore parla della malattia di cui ha sofferto, da quando aveva solo due anni, con l’autenticità che solo chi ha vissuto un percorso come il suo, uscendone vincente, può trasmettere.
Finalmente, molti anni dopo, successivamente alla morte del padre causata dalla stessa malattia, arrivò il trapianto di fegato di cui lo scrittore aveva urgente bisogno. Nonostante la situazione iniziale sembrasse stabile, poche ore dopo l’operazione le condizioni peggiorarono a causa di una forte emorragia interna che costrinse i chirurghi ad operarlo nuovamente, questa volta senza anestesia. Abate ha confessato di non ricordare molto di quell’intervento; solo in seguito, perciò, all’incontro casuale con due ferriste presenti quel giorno nella sala operatoria è venuto a conoscenza del fatto che, nonostante il dolore insopportabile e le grida, lui non si era mosso. La sua voglia di vivere era troppa, e fu quella che gli permise di rinascere. Dopo quest’esperienza, Abate sostiene di aver imparato ad amare la vita, sua e degli altri, l’importanza di aiutare il prossimo e di raccontare le storie senza paura di mettere sulla carta ogni verità.
L’incontro con l’amico Saverio Mastrofranco (pseudonimo letterario di Valerio Mastandrea) e il racconto della sua storia porta alla pubblicazione di “Chiedo scusa”, libro in cui viene narrata la malattia e la conseguente guarigione, il cambiamento, la rinascita. A quanto pare il luogo comune è vero: bisogna perdere tutto ed arrivare a toccare il fondo per poter risorgere, più forti di prima e quest’uomo ne è l’ esempio.
In “Un posto anche per me”, invece, Francesco Abate racconta la vita di Peppino, nato in Sardegna e trasferitosi a Roma. Il personaggio di Peppino nasce dal connubio di tre caratteri, personalità e vite differenti che, con le loro avversità, le loro angosce e i loro problemi, hanno incrociato la propria strada con quella dell’autore, lasciando un segno indelebile nella sua memoria e nel suo cuore.
E infine c’è Marisa. Mentre il protagonista maschile di “Un posto anche per me” è una miscela di personalità diverse, Marisa prende spunto unicamente da una ragazza romana, coetanea di Abate. Anche lei è malata; soffre della stessa malattia che ha colpito la nipote dell’autore della quale ora Marisa è il mentore. La donna è la seconda protagonista del romanzo: è il personaggio invisibile, l’ascoltatrice silenziosa a cui Peppino racconta la storia della propria vita, i propri segreti e a cui presenta i fantasmi del suo passato.
Emozionante e toccante, Francesco Abate è una persona vera che racconta la sua storia di sopravvissuto in un romanzo tanto leggero e comico quanto complesso e travolgente.
Aurora Lagioia e Giulia Pavin
Liceo Linguistico Santorre di Santarosa
Elena Sinistrero, Tutor Salone e SaloneOff
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