Copertina dell'autobiografia presentata

Copertina dell’autobiografia presentata

“Io sono un animale pensante che sa che il presente non esiste. Il futuro è una cascata che ti arriva addosso e transita nell’attimo fuggente del presente.”

E’ così che si definisce Eugenio Scalfari nella conferenza dedicata alla presentazione della sua autobiografia, che non racconta solo della vita di un uomo, ma della storia stessa dell’Italia degli ultimi  cinquant’anni. Si parte dal suo incontro con Carlo Caracciolo, grazie al quale è nato il settimanale L’Espresso, amplificatore della voce del mondo e strutturato seguendo l’esempio dei grandi quotidiani francesi e inglesi che il celebre giornalista conobbe in seguito a un viaggio nei rispettivi paesi.

Si richiama alla memoria l’episodio dell’articolo contro Gianni Agnelli, “L’avvocato di panna montata”, nel quale viene espressa un’aspra critica sull’uscita di scena dell’avvocato a favore di un personaggio di idee totalmente contrapposte a quelle di Scalfari. E lentamente ci si avvicina sempre di più, in un’atmosfera attenta e catturata, al presente con i richiami alla figura di Cuccia e Mattioli, che hanno avuto un’influenza determinante per la formazione giornalistica del relatore.

“Ai giorni d’oggi può esistere una classe dirigente intellettuale al livello di quella del Salotto Mattioli, che lei ha appena citato?” , a questa domanda, posta da Bruno Manfellotto, Scalfari propone un quartetto formato da Renzi, Veltroni, Letta e Prodi, personaggi della politica italiana attuale. Continua affermando che è necessaria una classe dirigente retta da intellettuali che si dedicano alla vita politica e non da politici che assoldano intellettuali; questo è ovviamente molto complicato. L’attenzione si sposta poi sul sindaco di Torino, presente all’incontro, che, secondo il giornalista, sta riuscendo a rendere la sua città attiva e ricca di eventi culturali che attirano molti turisti.

Sempre parlando di politica attuale Scalfari esprime un proprio parere su Renzi, definendolo “il figlio buono di Berlusconi”, in quanto capace di vendere la propria persona agli elettori, seducendoli. Per il fondatore de L’Espresso il giovane premier ha un buon programma, ma non approva la Riforma al Senato e altre scelte da lui compiute.

Alla domanda su come dovrebbe essere il Presidente della Repubblica ideale non risponde, ma sposta il discorso sulla condizione  degli elettori italiani e racconta di un episodio della sua leva fascista, giungendo alla conclusione che lui, con questa corrente politica, non concorda in nulla.

Viene poi condotto a riflettere, a sorpresa, sulla propria persona, sulla propria indole, scaturendo una serie di pensieri  -la maggior parte maturati durante un incontro con Papa Francesco, a quanto dice lo scrittore-  riguardo alla condizione umana, al bene, al male e alla loro esistenza e contrapposizione, agli altri e al rapporto con se stessi, affascinando la platea.

Marta Blanchietti, Andrea Calogero

Redazione Alfieri