Stefano, ricco attore milanese, senza valori e senza famiglia. Sara, una semplice bambina, la cui madre è finita in prigione per spaccio. Stessi occhi azzurri, stesso sguardo intelligente, stessa sfacciataggine, stesse paure.

Non ci vuole un genio per capire la verità: Sara è la figlia di Stefano. Per Stefano una bambina significa niente più feste, niente più discoteche, niente più “cambiare donna ogni sera”.

Una bambina significa gite all’acquario, figurine dei pesci attaccate sul Suv costoso, suore che si lamentano per il costante ritardo a scuola.

Ma forse una bambina è proprio ciò che ci vuole, ciò che farà rimettere in sesto Stefano, che lo porterà a lavorare per beneficienza.

Non sarà il padre migliore del mondo, ma non c’è da preoccuparsi, perché comunque, alla fine, andrà TUTTO BENE.

Il libro è accattivante e, se letto con superficialità può sembrare una semplice storia un po’ sdolcinata, ma se si legge con attenzione si possono cogliere messaggi importanti.

Infatti, ciò che l’autore Paolo Ruffini vuole trasmettere è che tutti possono cambiare, basta volerlo e avere la “giusta spinta”.

Giulia Gallo, 3 H S.M.S. Peyron, reporter Fuorilegge