Il Salone Internazionale del Libro di Torino è una manifestazione anomala in tutti i suoi aspetti: raccoglie libri provenienti da tutto il mondo, organizza conferenze con grandi personalità della scena internazionale, dà anche ai più giovani la possibilità di essere coinvolti in attività stimolanti per avvicinarsi al modo dell’editoria e aspetto ultimo, ma non per questo meno importante, anche l’ultimo giorno propone un’ ampia gamma di incontri e vede un’ancor più intensa partecipazione.

Così, dopo esserci fatte largo tra la folla entusiasta che popola il Salone, oggi, lunedì 12 maggio abbiamo assistito, presso l’Independent’s Corner, ad un incontro sul discussissimo tema della primavera araba.

Cinque esperti, guidati nel dibattito da Giuseppe Goffredo, saggista e poeta, hanno analizzato lo scenario  che si è susseguito nel Mediterraneo negli ultimi vent’anni sotto diversi punti di vista:

Vincenzo Mattei – giornalista freelance e blogger, risiedente al Cairo da ormai sei anni – citando il suo ultimo libro, “Voci di Piazza Tahir”, ha spiegato come la rivoluzione in Egitto sia morta. Questo è stato determinato da un errore dei fratelli musulmani che non hanno favorito adeguatamente l’integrazione tra tutti gli abitanti, elemento fondamentale in un contesto post- rivoluzionario. Si aspettano con grande ansia le elezioni presidenziali del 26 maggio e, a detta di Mattei, se il nuovo presidente non riuscirà a risolvere la situazione  si assisterà probabilmente alla nascita di un nuovo focolaio di rivolta.

Ivana Trevisani –  autrice de “Le donne arabe in rivoluzione” – ha deciso di scrivere il suo libro per sottolineare la trascuratezza dei media nei confronti delle donne, fondamentali e presenti in gran numero durante la rivoluzione. A detta dei loro mariti/fratelli/amici/padri le donne, da figure nell’ombra sono divenute vere protagoniste, avendo la possibilità di dimostrare pubblicamente la forza e determinazione che le contraddistingue. È importante ricordare che il termine per valutare la presenza delle donne nella società e nelle istituzioni non sta nei numeri ma nel contributo attivo che esse possono fornire.

Giuseppe Armenese – scrittore impegnato nella difesa dell’ambiente – ha esteso il significato di primavere araba, rendendolo un concetto a sé stante con cui si possono definire diverse situazioni. In Italia per esempio, per appianare le differenze presenti tra nord e sud sarebbe necessario che si mettesse in moto un atteggiamento psicologico simile a quello presente al di là del Mediterraneo.

Lo scrittore iracheno Jabbar Yassin Hussin, servendosi di una metafora calzate ” in Italia ci sono le palme ma non producono i datteri”, ha spiegato che non tutti i popoli sono in grado di vivere in un sistema di governo democratico, infatti prerequisito fondamentale per l’esistenza della democrazia è il dialogo, aspetto ancora assente in Iraq. Inoltre il paese, per la sua posizione geografica – si trova confinante con l’Arabia Saudita a ovest e con l’Iran a est – è teatro duella guerra tra queste due potenze e dunque è inevitabile la situazione attualmente presente. Hussin è però ottimista, infatti scorge nei suoi compatrioti la nascente convinzione che l’unica soluzione sia la democrazia e dunque afferma che solo con il tempo la si potrà sanare.

Toni Maraini – giornalista ed esperta di cultura maghrebina – ha invitato a riflettere sulla definizione di “primavera araba”, che, secondo lei, è molto bella ma spesso fuorviante; la primavera infatti fa pensare ad un limitato lasso di tempo prima dell’arrivo dell’inverno quando invece la realtà è diversa: la storia è come un seme, bisogna seminarlo e accudirlo amorevolmente; solo dopo molto tempo darà i suoi frutti. Inoltre era prevedibile una simile svolta poiché, esattamente come nelle rivoluzioni precedenti, gli integralisti ne hanno approfittato per cavalcare l’onda del dissenso popolare; nonostante questo la primavera araba non è stata assolutamente un fallimento, è stata un’evoluzione di questi paesi e adesso non resta che attendere, senza farsi condizionare dagli slogan massimalisti e generali.

Di fronte ad una simile quantità di informazioni si rimane ammutoliti e non si può aggiungere nulla, poiché risulterebbe senza dubbio banale e ripetitivo. Non resta che assorbire tutto e ricordarlo per il futuro, perché, come si sa, la storia si ripete.

Elisa Ciccarese, Vittoria Grassi

redazione Aflieri