È una torrida giornata di luglio quando Giovanni Dozzini si affaccia alla finestra e vede un gruppo di
immigrati che cammina in fila indiana; gli viene subito da chiedersi dove essi stiano andando, si mette al computer e inizia a scrivere. Così l’autore di Perugia, ospite oggi presso il Salone del Libro, ha trovato l’ispirazione per il suo ultimo romanzo “E Baboucar guidava la fila“, nel quale egli cerca di raccontare una storia senza toni drammatici “perché nel nostro paese ci sono ancora molte persone per bene che sentono la necessità di soddisfare la semplice curiosità che sorge nei confronti degli immigrati in quanto sconosciuti”.
Il cuore del romanzo è il desiderio di un gruppo di ragazzi appena arrivati in Italia di andare al mare, non tanto per fare il bagno e giocare in spiaggia, ma piuttosto per il gusto di godersi la normalità della vita. I protagonisti durante il corso del racconto svolgono una serie di attività che per noi rappresentano la quotidianità, come usare il cellulare e andare a guardare una partita di calcio; su questo Dozzini si sofferma con particolare attenzione. Egli spiega infatti che, dopo il viaggio in Africa e quello nel Mediterraneo, dopo le difficoltà affrontate per entrare in Italia e ottenervi la cittadinanza, i migranti devono lottare ulteriormente perché vengano loro riconosciuti tutta una serie di altri diritti, perché diventi possibile anche nelle loro vite svolgere attività che sono per noi normali.
Sveva Sacchi e Matteo Sartini, liceo Alfieri
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