Tullio de Mauro risponde alle domande che gli vengono poste dai ragazzi dei licei Ariosto e Roiti riguardo al suo libro “la cultura degli italiani”. Il libro offre un’immagine disarmante della situazione culturale in Italia, in particolare sulla scuola. Siamo uno dei paesi con il più basso livello di preparazione degli studenti, uno dei settori maggiormente colpiti dai tagli del governo è proprio quello dell’istruzione, perché? Cosa si può fare a riguardo? De Mauro risponde interpretando dati e statistiche, come nel suo libro, raccontando come funziona il sistema scolastico italiano e come dovrebbe cambiare per migliorare il paese. Egli parte dalla premessa che ancora oggi il 5% degli adulti è analfabeta e molti ragazzi sono influenzati da questa carenza di cultura già nella sfera domestica.  Inoltre crescendo quasi tutti perdono le competenze acquisite a scuola, non esercitandole quotidianamente, regredendo ai livelli delle scuole medie. Questo accade anche perché mancano loro le sollecitazioni per tenerle vive, come le biblioteche o i teatri.

 

L’ala politica non fa nulla per migliorare la situazione, ma anzi la ignora riducendo al silenzio le numerose proteste di studenti e insegnanti. Essi infatti ritengono che sia un impegno intellettuale e politico troppo grande spostare le cifre del bilancio.
Per quanto concerne il confronto del livello di preparazione italiano con gli altri paesi europei, il linguista afferma che i test proposti agli studenti si concentrano maggiormente sulle materie scientifiche, considerate le più oggettive; dunque, nonostante gli scarsi risultati ottenuti, all’estero gli italiani spesso vengono considerati “pozzi di sapienza” grazie alla cultura umanistica, alla base dell’istruzione del nostro paese.
Non sono esenti dalla critica di De Mauro i professori, in particolare quelli universitari, che a suo parere trascurano sempre di più la didattica, rifiutando di prendere parte a corsi di formazione specifica sull’insegnamento: non si nasce buoni professori, ma lo si diventa.
Emerge da questo dibattito la necessità di cambiamenti radicali, anche se non condivisi da tutti.
Francesca Martinolich, Lucia Caron, Marina Maina
Liceo classico V.Alfieri, Torino