“Molto tempo fa stavo leggendo un racconto in un antico salone. All’inizio, da una delle persiane entrava un po’ di sole. Poi si era lentamente allungato su alcune persone, fino a raggiungere un tavolo con sopra i ritratti di cari estinti.” Sembrava che Felisberto Hernández fosse proprio lì con noi, a descrivere con la sua peculiare visione degli oggetti il Circolo dei Lettori, splendido palazzo antico interamente dedicato alla cultura. In questo assolato pomeriggio di venerdì 9 Maggio, lo scrittore Paolo di Paolo e il giornalista Sebastiano Triulzi hanno presentato alcune opere di uno dei più importanti scrittori sudamericani del novecento,Felisberto Hernández in particolare focalizzandosi su una raccolta di racconti intitolato “Le ortensie”.
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Il primo racconto, che dà il titolo al libro, narra la curiosa vicenda di un uomo che si innamora di una bambola. Il tema non è nuovo, ha infatti diversi antecedenti nella storia della letteratura (Pigmalione, nelle Metamorfosi di Ovidio, L’Uomo della Sabbia di Hoffmann, La Moglie di Gogol di Landolfi) ma ciò che colpisce di Hernandez è la capacità di dar un’anima agli oggetti, di accorgersi di “ciò che ignoriamo mentre siamo impegnati a vivere”. La sua particolare visione del mondo potrebbe apparire, a un lettore che si imbatte per la prima volta in una sua opera, un po’ folle e malinconica, ma comprendolo meglio si scopre un’insolita forma di felicità, che forse non siamo in grado di comprendere fino in fondo. <<Ciò che infatti lo rende unico – afferma Di Paolo – è la sua capacità di mettere alla prova il mondo con qualcosa di insolito>>.
Mentre in sudamerica è stato celebrato come un pilastro della letteratura moderna, tanto da far arrivare scrittori come Gabriel Garçia Harquéz ad affermare che senza di lui non sarebbero stati gli scrittori che sono stati; l’Occidente lo ha guardato con scettiscismo per molto tempo. Grazie a Calvino (e questa giornata) Felisberto Hernández ci ha rivelato finalmente il suo curioso mondo in tutto il suo splendore.

Madalina Denis e Sara Canfora, Albert Einstein liceo scienze umane
Giulia Cibrario