Quando un adulto si trova a parlare ad una classe liceale, beh, è sempre un po’ un azzardo: da adolescente, posso dire che i giudizi scattano nel momento stesso in cui tu entri dalla porta.
A maggior ragione se sei un professore universitario in pensione, uno scrittore di cui hai dovuto per lo meno leggere qualche brano se non libri interi per prepararti: la diffidenza nei tuoi confronti, non appena metti il naso in classe, puoi star sicuro che è alle stelle.
Naturalmente si percepisce, nel corso dell’incontro, se vieni apprezzato oppure se l’attenzione è concentrata sull’orologio alle tue spalle, e l’atteggiamento di noi ragazzi è difficilmente fraintendibile.
Eppure non potrai mai sapere la vera impressione che hai fatto, quanto in fondo hai colpito, se non ascolti le chiacchiere all’uscita: non ti fidare dei temini che gli studenti hanno l’obbligo di consegnare il giorno successivo alla professoressa, lì non ci sono i loro veri sentimenti.
Voglio riportarvi proprio questo: la differenza fra la versione ufficiale e le emozioni che le parole possono smuovere nel profondo, lontano da occhi di prof.

Ecco a voi un mirabile esempio di ciò che si scrive in un tema per accontentare la professoressa:
“L’incontro con il famoso scrittore Walter Siti ha suscitato in me un grande interesse per le sue opere, ma in particolare per la poesia , un genere che io non ho mai prima di adesso apprezzato quanto si dovrebbe. Parlando del suo ultimo libro “La voce verticale”, una raccolta di 52 poesie di vari autori molto diversi tra loro, Siti è riuscito a trasmettere il vero significato e l’importanza della poesia anche a noi giovani. Egli infatti ci ha spiegato come la poesia possa trattare una varietà di temi superiore a quella della prosa, tra cui anche temi volgari e scandalosi. Interessante per me è stato anche sentire i racconti sulle vite dei poeti e capire come la maggior parte abbia vissuto una vita difficile piena di dolore e sentimenti aspri. Questi però hanno fatto sì che questi geni della parola riuscissero a comporre dei versi così straordinari; dunque sono riuscito a capire come le più belle poesie vengano dall’io più profondo di ciascun poeta e come queste riflettano magnificamente i sentimenti che sopraffacevano essi mentre scrivevano.”

Ma dietro a questa facciata di pomposità e “leccaculaggine”, cos’è rimasto degli incontri con quest’uomo così particolare?

“E’ stato… inaspettato. Lui, l’incontro.
Leggendo i suoi commenti delle poesie (ah tra l’altro… Finalmente qualcuno è riuscito a commentare decentemente Petrarca: l’ho sempre detto io, che la sostanza è che era depresso!) mi ero immaginata una persona molto più giovane… Siccome non ho avuto voglia di leggere la quarta di copertina, sono rimasta spiazzata quand’è entrato: cioè, era trent’anni più vecchio di come me l’ero figurato! Ed è stato inaspettato anche il modo con cui si è relazionato con noi: non sembrava una lezione, e non mi sarei aspettata di stare così attenta. Mi ero programmata di cazzeggiare e invece mi ha… colpita. Pensa che quand’è suonata la campanella mi sono presa un colpo, sul serio.”

“Il primo incontro sinceramente non mi era piaciuto per nulla. Certo, simpaticissimo lui, sa tenere l’attenzione su di sé, ma sai che non amo la poesia, e parlarne per due ore ininterrottamente… Sì, è stato di sicuro più interessante della normale lezione di letteratura, però non mi ha fatto né caldo né freddo. Però l’altra volta, nel secondo incontro… wow! Mi ha davvero impressionato. Hai idea di quanto sia difficile scrivere un libro come il suo (Il Dio impossibile)? Io non avrei avuto assolutamente il coraggio di scrivere così tanto di quei lati nascosti di me: guarda che non è da tutti parlare con così tanta naturalezza della propria omosessualità, né tanto meno andare oltre, raccontando una storia solo per metà propria e per l’altra metà totalmente inventata. E dai passi che ci ha letto mi sembrava davvero verosimile, non avrei potuto cogliere la differenza fra le due diverse parti. Forse è questo che mi è piaciuto più di tutto… E mi ha fatto innamorare la definizione con cui ha descritto il suo romanzo: “un’autobiografia di fatti non accaduti”.”

“Sai, mi è piaciuto quello che ha detto sulla poesia… Io la poesia l’ho sempre e solo collegata ai libri di testo, e non mi è mai capitato di pensare che i versi potessero andare oltre quell’amore stereotipato e noioso di Dante: figuriamoci che potesse toccare tanti argomenti tabù! Mi sono accorta di non aver mai capito un bel niente. Voglio dire… necrofilia e pedofilia: che razza di poesie si potrebbero scrivere con argomenti del genere? Però me le sono andata a leggere e… sono commoventi. Sarà che dopo ‘sto discorsone sarebbe difficile non apprezzarle, ma mi sono sembrate davvero belle. Ho sempre avuto troppi pregiudizi, e me ne rendo conto solo ora. Certo, se ti dicessi che da domani inizierò a leggere poesie appassionatamente ti mentirei, però tutto questo mi ha fatto rivalutare totalmente le mie opinioni sulla poesia. Mi ha fatta riflettere…”

“Sono stato a letto con 33 culturisti”: Siti mi ha spiazzato! Sai che non sono particolarmente perturbabile di solito, né tantomeno ho nulla contro la promiscuità o l’omosessualità, per carità. Però… Accipicchia, complimenti: 33! E pensare che io ho difficoltà a chiedere il resto al bar invece.
Oh, e poi mi ha lasciato di stucco la tranquillità con cui ha parlato di… tutto questo. Delle sue ossessioni, della sua vita sessuale, dell’omosessualità, senza mai essere volgare. Di solito queste cose ci vengono censurate… E’ strano trovare un adulto che ne discuta con noi da pari a pari, senza stupide ipocrisie. Mi ha aperto gli occhi: parlando di questa sfilza di tabù come se niente fosse, ho capito che forse io stesso, a volte, parto con dei pregiudizi, altrimenti non mi sarei così stupito durante l’incontro.
Però dovevi vedere la faccia della prof: era tutta tesa sulla sedia temendo che potesse dire qualcosa di sconveniente; quasi quasi sarebbe stato meglio se qualche volta avesse esagerato, avrei voluto vedere la sua reazione!”

Questo è ciò che ha innescato Walter Siti: pensieri, riflessioni. E se mai voi lettori siete ancora dietro ai banchi, o vi ricordate com’era esserci, sapete che le riflessioni sono una componente tutt’altro che scontata della vita scolastica. Qui si va oltre la comprensione della metrica di un verso, dell’analisi di un romanzo: far sì che degli studenti si emozionino –perché di questo si tratta, in fondo: emozioni. Siano esse divertimento, commozione o stupore- non è un’impresa da tutti. E Walter Siti ci è riuscito in pieno.

Nota dell’autore: per amor di verità mi tocca ammettere che nel riportare i discorsi dei miei compagni di classe ho dovuto tagliare una sfilza di parolacce e di espressioni poco raffinate, che di certo avrebbero reso meglio l’idea del folklore studentesco, ma che forse tu, lettore, non avresti granché apprezzato.

Sara De Mola ha racconlto per  noi i commneti di tutta la Classe 3^A, Liceo Galileo Ferraris

Leggi l’articolo di Walter Siti sulla sua adozione